“Di me amate il riflesso, quella memoria che sale dalle cose che tocco, senza pensare di raggiungerlo”. (Paz)
Di Andrea Pazienza si può dire tutto: fumettista, poeta, pittore e molto altro; ma la definizione più usata da chi lo conosceva era ‘genio‘ nel senso più completo ed eclettico del termine. ‘Le prime parole dopo ‘mamma e papà’ furono ‘catta e bia’, carta e matita. Osservava tutto, gli piaceva soprattutto veder disegnare: un giorno la nonna fece per lui una giraffa, Andrea, dopo averla esaminata attentamente, prese una matita ed aggiunse i cornini che la nonna aveva dimenticato di disegnare. A diciotto mesi lo vedemmo tutto impegnato a scarabocchiare qualcosa e quando gli chiedemmo cosa fosse, lui rispose tutto soddisfatto: ‘Olso!’; e a ben guardarlo era davvero un orso, ma con qualcosa in più, aveva un suo stile, era sbalorditivo!‘; così ricorda gli esordi di suo figlio, Giuliana Di Cretico, madre di quello che diventerà in seguito uno dei fumettisti più cult del nostro paese. Di Andrea Pazienza si può anche dire che in qualche occasione fu profetico, come quando a dodici anni disegnò il suo funerale: un bambino con gli occhi spenti tra i visi straziati dal dolore e la scritta ‘Andrea è morto ‘. C’era anche chi rideva perchè ‘c’è sempre qualcuno che è contento ‘. La bara era portata a spalla e sopra si libravano corvi e avvoltoi, l’atmosfera era solenne come quando muore un personaggio celebre.
Che sarebbe diventato famoso Andrea Pazienza lo sapeva bene: in una letterina di Natale indirizzata ai suoi genitori scrisse ‘Voglio che voi stiate bene, così mi potrete ricordare quando diventerò famoso ‘; allora aveva sei anni ed intendeva diventare un famoso architetto, ma la sua famiglia conosceva già quale sarebbe stato il suo percorso e gli permise di trasferirsi a Pescara a soli tredici anni per frequentare il liceo artistico. Ci volle coraggio a lasciare che un ragazzino andasse a vivere da solo in un’altra città, ma la scelta si rivelò vincente: al liceo Paz incontrò le figure che lo aiutarono a maturare artisticamente e che gli furono vicine durante i giorni di malinconia, i professori Visca e Paolinelli, i quali diventarono i bersagli preferiti di una satira bonaria portata avanti per tutta la durata del liceo. Proprio quest’ultimo ricorda come il ragazzo fosse ossessionato dalla figura del Caravaggio, dalla sua grande maestrìa, tanto che in un tema fantasticò di aver fatto il militare con lui e di averlo ascoltato la notte in branda mentre lo istruiva sull’importanza della luce e sulle tecniche pittoriche del suo tempo. Era uno studente attento Andrea, ma solo per gli argomenti che lo interessavano davvero, il resto lo ignorava apertamente: un giorno venne ripreso per l’ennesima volta da un professore perchè disattento durante la lezione e fu punito con il compito di disegnare una serie di mani, il dettaglio anatomico più difficile da raffigurare secondo il docente. Il ragazzo lo guardò stupito e dopo cinque minuti gli consegnò un foglio di quaderno pieno di mani nelle posizioni più disparate, ovviamente perfette. Il professore ne rimase così affascinato da dover ammettere che era stato bravo.
Il suo talento crebbe smisuratamente, spesso i suoi lavori giovanili venivano rifiutati nei concorsi scolastici perchè ‘evidentemente disegnati da un adulto o da un professore ‘, ma Andrea non si lasciò certo scoraggiare, a lui piaceva disegnare e tanto gli bastava. In questo periodo conobbe un altro futuro grande personaggio del fumetto italiano, Tanino Liberatore, creatore con Stefano Tamburini di Ranxerox, un cyborg coatto costruito con i pezzi di una vecchia fotocopiatrice. Paz continuò a dipingere ed a partecipare alle esposizioni, ma smise di realizzare quadri quando capì che i suoi acquirenti erano proprio i rappresentanti di quella borghesia indifferente e conservatrice che denunciava nelle sue opere.
La vera notorietà arrivò alla fine degli anni ’70, con l’iscrizione al Dams di Bologna e la pubblicazione di Le straordinarie avventure di Pentothal, ambientato negli anni della contestazione studentesca. Sono anni di fermento che cambiano il giovane Andrea, costretto a misurarsi con un mondo che non gli appartiene, quello degli intellettualoidi militanti. Il ragazzo si ritaglia addosso un personaggio per poter affrontare il nuovo ambiente – decisamente attento all’immagine – poi un altro ed un altro ancora; diventa Pentothal, Zanardi, Colasanti, il partigiano Paz, spesso è Pietra, ed infine Pompeo. Sono gli anni delle collaborazioni importanti, degli incontri con i futuri protagonisti della scena artistica italiana e della droga.. ma questa è un’altra cultstory.
(M.G)
Questa ed altre opere, foto e vignette nella Cultgallery dedicata ad Andrea Pazienza.