11) Mushishi
A differenza di altre, vi sono serie che scorrono leggere come un lenzuolo su una superficie liscia e nonostante questo lasciano un segno profondo; dolce, ma profondo. Non saprei descrivere in altro modo il manga di Yuki Urushibara del 2003, riadattato per il piccolo schermo nel 2005. Un’opera in cui confluiscono bellezza e profondità in egual misura. Tra i paesaggi naturali riprodotti elegantemente di un Giappone rurale in un tempo indefinito, si svolgono le avventure del Mushi-shi Ginko, un ricercatore di creature soprannaturali (i Mushi), che convivono con gli esseri umani su piani diversi. Tutta la serie è permeata da un’atmosfera eterea e malinconica, costituita da episodi autoconclusivi caraterizzati dal lento incedere poetico, tipico di molte opere giapponesi – ma non per questo meno intenso – e capaci di sollevare interrogativi esistenziali a cui non sempre si riesce a dare una risposta.