3) Ghost in the shell, Stand Alone Complex
Come suggerisce il titolo, la serie segue le indagini dei protagonisti del manga creato da Masamune Shirow, dal quale è stato poi tratto il lungometraggio animato del 1995 divenuto subito un punto di riferimento del cyberpunk, tanto da ispirare opere più note al grande pubblico come la trilogia di Matrix dei fratelli Wachowski. Una tecnologia futuristica comprensiva di cyborgs e cervelli cibernetici è il perno sul quale ruotano gli episodi della serie ma sono tutte le implicazioni e le speculazioni che ne derivano a farla da padrone. Pur non mancando una grande dose di azione, l’attenzione viene concentrata sulle dinamiche politiche, sociali e filosofiche di una società prossima futura dominata da intrighi politici e corruzione, spinta a confrontarsi su concetti come individualismo, conformismo, geopolitica, parallelizzazione del pensiero e molto altro. Fino a che punto può ritenersi individualista una persona che si comporta come tale? Essere etichettato come individualista non significa avere caratteristiche simili a tutti gli altri individualisti e quindi far parte di un gruppo conforme? Da qui l’elaborazione della teoria dello Stand Alone Complex, in poche parole dell’emulazione collettiva anche in assenza di un modello originale. La serie è divisa in due stagioni, la prima non molto accattivante a mio parere, eccezion fatta per alcuni episodi e per quelli dedicati alla storia dell’uomo che ride. La seconda invece è molto più interessante dal punto di vista narrativo e speculativo, da sottolineare i profondi dibattiti dei Tachikoma ed i numerosi riferimenti culturali tra cui un omaggio alla pellicola ‘Il cielo sopra Berlino‘ (Der Himmel über Berlin) di Wim Wenders del 1987.