Fra gli artisti più influenti e politicamente impegnati degli ultimi anni vi è sicuramente lo street writer britannico Banksy, di cui si conosce poco o nulla se non le sue opere, i celebri stencil dislocati ormai nei diversi angoli del mondo e dalla forte connotazione polemica circa gli aspetti più controversi della società contemporanea, dal consumismo al bellicismo, fino allo sfruttamento minorile.
Nel 2010 per la serie “I Simpson” ha disegnato lo storyboard e diretto la sequenza che segue la celebre “gag del divano”. Ciò non gli ha impedito di muovere una dura critica proprio nei confronti degli autori dell’irriverente serie animata, relativa alla decisione di esternalizzare in Sud Corea una parte della produzione.
La clip mostra l’intera famiglia adagiata sul divano, mentre in tv scorrono immagini di un mondo grigio e sotterraneo, in cui lavoratori asiatici, tra cui anche bambini e specie animali protette, sono costretti a produrre in condizioni disumane i fotogrammi del cartone animato e il suo merchandising. Queste immagini palesano lo sfruttamento della manodopera minorile e la violenza sugli animali. Ad esempio, l’imbottitura delle bambole raffiguranti Bart viene ricavata dalla triturazione di gatti, mentre un unicorno stremato viene sfruttato per bucare al centro, con il suo corno, i dvd della serie.
La sigla dei Simpson firmata da Banksy
Tuttavia, questo non è il primo attacco che Banksy muove alla serie firmata Fox: nel 2008 comparve su un muro di New Orleans un graffito, associato all’artista inglese, che riproduce lo sketch della lavagna in cui un verosimile Bart scrive “Non devo copiare quello che vedo nei Simpson”.
(A.C.)
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