Boris, la ‘fuori serie’ d’eccezione

Boris-serie-tv-logo-cultstoriesPer quattro anni, il palinsesto televisivo italiano (prima satellitare, poi in chiaro) si è arricchito di una sit com geniale, velenosa ed irriverente, il cui intento era proprio quello di prendere in giro la materia che l’ha generata, la televisione appunto. Fra una risata e l’altra, ‘Boris ’ ha preso di mira e ridicolizzato tutti gli aspetti peculiari dei programmi a cui siamo ormai tristemente abituati, facendone un parallelismo fra il microcosmo di un set e quello macro della società italiana, spingendosi molto oltre il politically correct. Forse è questo uno dei motivi per cui si è deciso di fermare la narrazione alla terza serie, nonostante il grande successo di critica e pubblico, concretizzatosi in numerosi premi e riconoscimenti. Tuttavia, la sua breve esistenza ha fatto sì che la serie diventasse un cult a tutti gli effetti. Il microcosmo è il set di una soap opera (Gli occhi del cuore 2), di infima qualità, mal interpretata e raffazzonata, ma con un suo seguito; una sorta di medical drama in stile americano, ma dagli effetti ridicoli.

boris_stagione1_cast-cultstories

Il cast della prima stagione

stanis la rochelle boris occhi del cuore cultstories

Stanis La Rochelle in una delle sue espressioni tipiche

In Boris ce n’è per tutti: dal regista disilluso –Renè Ferretti–  che, pur di portare a casa uno stipendio, rinuncia al cinema di qualità per implementare un progetto a cui non crede (‘Signori, io mi scuso con tutti voi, ma questa fiction è veramente tremenda ’), al pessimo attore –Stanis La Rochelle-, una primadonna spocchiosa mal digerita dalla troupe; dall’assistente alla regia –Arianna– che deve puntualmente fare i conti con la totale mancanza di professionalità dei suoi colleghi, inducendola a rinunciare alla vita privata e ad essere cinica e costantemente tesa, allo stagista –Alessandro– che, spinto dalla passione per il cinema, accetta di farsi sottomettere da tutti, sopportando per pochi spiccioli condizioni al limite della dignità umana. Ci sono inoltre: il direttore della fotografia cocainomane; l’elettricista nevrotico; il produttore esecutivo taccagno; le dive da quattro soldi; lo stagista schiavo; il delegato di rete ipocrita e tre sceneggiatori lavativi che portano avanti la trama per tentativi, mentre fanno la bella vita. Il tutto farcito di dinamiche come le raccomandazioni, i doppi giochi, il talento sprecato che deve fare i conti con la totale mancanza di doti artistiche, la finta solidarietà che nasconde invece interessi personali, la disillusione e l’amarezza. Dinamiche comuni in molti ambienti, purtroppo non solo lavorativi.

Boris, tuttavia non è solo critica. Il progetto è un tributo al cinema e alla tv di qualità, costellato di citazioni relative a film e personaggi di culto, non solo italiani: per fare un esempio, il nome del pesciolino rosso/portafortuna di Renè è un omaggio al tennista Boris Becker. I precedenti pesciolini si chiamavano: Stan (Smith), Adriano (Panatta), Bjorn (Borg), Ivan (Lendl), Serena (Williams), Venus (Williams), McEnroe: tutti nomi di grandi tennisti. Federer è invece il nome del pesciolino che sostituirà il piccolo protagonista nel corso delle stagioni.

Gli episodi, nei titoli così come in particolari scene, sono un continuo richiamo a piccoli o grandi cult: dalle serie tv come Scrubs e Lost, a romanzi come Misery non deve morire di Stephen King, fino a pellicole cinematografiche come La mia Africa, Il cielo sopra Berlino, Titanic, Star Wars, Full Metal Jacket, Mulholland Drive.

boris serie tv set televisione cultstories

In primo piano Boris il pesciolino rosso

A impreziosire questo prodotto così atipico un cast di tutto rispetto: Francesco Pannofino, Caterina Guzzanti, Pietro Sermonti, Carolina Crescentini, Alessandro Tiberi e Antonio Catania, per citarne alcuni. Numerosi gli ospiti ‘d’onore’: Giorgio Tirabassi, Filippo Timi, Corrado Guzzanti, Laura Morante, Valerio Mastrandrea, Paolo Sorrentino.

Conclusasi con un film al cinema, Boris, è considerata da molti come ‘la più alta commedia sociale dei nostri tempi ’, un esempio di come l’intorpidimento culturale possa essere solo una fase, seppur lunga, della creatività italiana.

(A.C.)

Curiosità:

Boris-Il-film_cultstories

Caterina Guzzanti è Arianna, assistente alla regia

– Boris è un set nel set, con una finta troupe di fronte le telecamere ed una vera che la dirige. Non è raro tuttavia, che i ‘veri’ professionisti abbiano vestito i panni degli attori: ne è un esempio l’assistente alla regia, il cui nome e il fare professionale sono ripresi dalla Guzzanti per interpretare il suo personaggio. La vera Arianna compare negli episodi nelle vesti di microfonista o ciakkista. Gli stessi sceneggiatori ed addirittura il vero stagista, nonché addetto al caffè, hanno partecipato ad alcuni episodi come comparse.

– In un paio di episodi appare in maniera del tutto surreale il gorilla degli spot del Crodino, alla ricerca di indicazioni che lo conducano sul suo set. Questi camei sono giustificati dal fatto che il gorilla, durante la messa in onda di Boris su Fox, introduceva e chiudeva le puntate delle prime due stagioni.

– La sigla ‘Gli occhi del cuore ‘ è scritta ed interpretata da Elio e le storie tese. L’album ‘Studentessi ‘ contiene un brano (‘Effetto memoria ‘) con la stessa musica, ma con un testo diverso.

– L’ultima puntata della prima serie si chiude con un brano eseguito da Francesco Pannofino (‘Ciak ‘), di cui è anche compositore.

– Protagonista inanimata, ma non per questo meno presente, è la location, costituita dai capannoni nei quali viene girata la serie ‘Gli occhi del cuore‘ e dallo spazio antistante di forma triangolare, dietro ai quali ogni tanto si vede passare un aeroplano. I teatri di posa in questione sono quelli di via Schliemann a Roma, mentre l’aereo sullo sfondo è un volo di linea diretto al vicino Aeroporto di Ciampino.

scritto da:

Annachiara Chezzi

Laureata in Scienze della Comunicazione e specializzata in Gestione delle Attività Turistiche e Culturali, è creatrice ed articolista di Cult Stories. La sua innata curiosità la spinge a non accontentarsi di nuotare in superficie e a voler approfondire gli argomenti che tratta.

Altri articoli di questo autore →

Scrivi all'autore: Annachiara Chezzi