E’ l’uomo che quando fa le flessioni non alza se stesso ma abbassa la Terra, che può dividere per zero, che non legge i libri ma li fissa finché questi non gli danno le informazioni che vuole. Stiamo ovviamente parlando di Chuck Norris, colui che non orienta la parabola, sposta direttamente il satellite con un calcio rotante.
Nato a Ryan nell’Oklahoma – per quei pochi che osassero non conoscerne il mito – Carlos Ray ‘Chuck ‘ Norris, è un artista marziale americano entrato nella leggenda grazie alle pellicole girate negli anni ’70 e ’80 ed ai numerosi ‘meme ‘ e ‘facts ‘ che lo vedono protagonista.
Figlio della diciottenne Wilma Scarberry e del veterano della seconda guerra mondiale, camionista e meccanico Ray Norris, il giovane Chuck era un ‘timido ragazzo di provincia che non eccelleva mai in nulla, soprattutto nello sport ‘, come egli stesso si definì anni dopo durante un’intervista. Le sue origini Cherokee ed irlandesi lo resero un facile bersaglio dei bulli, l’alcolismo del padre – con sbronze che a suo dire a volte continuavano ininterrottamente per mesi – la costante mancanza di risorse economiche della sua famiglia, il successivo divorzio dei suoi, il conseguente affidamento alla madre, i trasferimenti in altre città e la necessità di aiutarla ad allevare i sue due fratelli minori gli procurarono una ‘debilitante introversione ‘ (da noi ‘introversione con ansia ad alto funzionamento’) facendogli passare quella che ricorda come una ‘terribile infanzia ‘. ‘Fu quello il periodo in cui decisi che un giorno avrei trovato un modo per difendermi ‘, racconta Norris nella sua autobiografia ‘The Secret of Inner Strength (Il segreto della forza interiore )‘.
La storia dell’attore che tutti conoscono comincia nel 1958, quando Norris entra nella United States Air Force come poliziotto di sicurezza e viene mandato in Corea del Sud a far parte del contingente statunitense stanziatosi nella penisola dopo la fine della guerra, è qui che gli viene affibbiato il nomignolo ‘Chuck ‘. Tra un servizio e l’altro comincia ad allenarsi nello judo ma dopo solo due settimane si rompe una spalla; annoiato ed ansioso di guarire, una notte passeggiando per una paesino locale si imbatte in un gruppo di uomini che si allenano all’aperto e rimane affascinato dalle loro movenze e dalle loro acrobazie. E’ il Tang Soo Do, lo informa il suo maestro, un’arte marziale coreana che affonda le sue radici in antiche origini. Per il giovane americano è un colpo di fulmine, una volta rimessosi intraprende subito gli allenamenti nella nuova disciplina arrivando a praticare anche per 5 ore filate al giorno, oltre al consueto addestramento nel judo. Dopo più di un anno di incondizionata dedizione il maestro Jae Chul Shin lo invita a sostenere l’esame di cintura nera, reputandolo straordinariamente dotato. Norris fallisce le prove, ma gli bastano altri soli tre mesi per ripeterle e concluderle con successo sotto gli occhi attenti di Hwang Kee, uno dei fondatori stessi del Tang Soo Do, grazie alla sua ‘ostinata cocciutaggine ‘, come il Maestro Shin ama chiamare la sua determinazione.