La collaborazione con i Jackson 5 continua, ma il ragazzo è ormai lanciato verso una brillante carriera solista; Michael torna nel 1982 con un nuovo album, Thriller, sempre prodotto da Quincy Jones, che diventa fin da subito un successo mondiale: premiato con ben 8 Grammies è tuttora l’album più venduto nella storia della musica. Il videoclip dell’omonimo singolo trae ispirazione dal film Un lupo mannaro americano a Londra (1981) di John Landis e viene interamente finanziato dal cantante, dato che la sua casa discografica si rifiuta di produrre un video tanto costoso e per giunta a tema horror. A dirigere il video viene chiamato lo stesso Landis, la risata finale appartiene invece a Vincent Price, icona dei film horror americani anni ’50 e protagonista dei b-movies di William Castle. Thriller è stato il primo video di un’artista afroamericano ad essere trasmesso dall’emittente musicale MTV. Nell’album spicca anche il singolo Beat it, contraddistinto dalle chitarre di Steve Lukather dei Toto e di Eddie van Halen.

Nel 1983 i Jackson 5 si esibiscono al concerto dei 25 anni della Motown e Michael, dopo l’esibizione con i fratelli, si presenta sul palco da solo, vestito con un cappello scuro, una giacca scintillante ed un guanto bianco, anch’esso scintillante. Le note sono quelle di Billie Jean ed il cantante sfoggia per la prima volta il passo di danza che lo renderà famoso anche come ballerino, il moonwalk, ispirato dagli street dancers del ghetto; è l’inizio della leggenda.

Nel 1984 i fratelli Jackson vengono chiamati dalla Pepsi Cola ad interpretare un video commerciale e Michael rimane vittina di un brutto incidente: durante le riprese i suoi capelli prendono fuoco ustionando gravemente il capo del ragazzo che, una volta guarito, si sottopone ripetutamente a dolorosi interventi di chirurgia plastica per ripristinare il cuoio capelluto. Secondo alcuni, il ciclo di operazioni non riuscì a coprire del tutto le cicatrici e l’artista fu in realtà costretto ad indossare una parrucca per il resto della sua vita, come testimonierebbero gli stessi capelli dell’artista, prima ricci e poi lisci. Secondo altri, invece, MJ avrebbe semplicemente simulato l’incidente cercando una scusa per riparare ai primi accenni di calvizie.

Accusato dai fratelli di scarsa partecipazione alle attività musicali dei Jackson 5, Michael decide di abbandonare la band e nel 1985 scrive il successo mondiale We Are the World in collaborazione con Lionel Richie; un brano il cui ricavato viene devoluto in beneficenza alla popolazione dell’Etiopia. Il progetto, ideato dal musicista ed attivista Harry Belafonte, viene condiviso da numerose altre star della musica tra cui Diana Ross, Bono Vox, Tina Turner, Cindy Lauper, Ray Charles, Paul Simon, Bob Dylan, Bruce Springsteen, Billy Joel e Bob Geldof, già autore del brano Do They Know It’s Christmas?.

Per Michael Jackson sono anni di grande impegno e grandi successi, che vedono però anche il sorgere di quelle tribolazioni che lo accompagneranno per il resto della sua vita. Ad un’asta si aggiudica la ATV Music Publishing che detiene i diritti di quasi tutte le canzoni dei Beatles, gesto che, secondo i giornalisti, compromette l’amicizia con l’amico Paul McCartney; più tardi si scoprirà invece che era stato lo stesso McCartney a chiedere a Michael Jackson di partecipare all’asta, non essendo precedentemente riuscito a trovare un accordo con la moglie di John Lennon, Yoko Ono.

Poco tempo dopo i media fanno circolare questa foto che ritrae l’artista sdraiato in una camera iperbarica, diffondendo la voce che MJ vi dorma ogni notte perchè ossessionato dal timore di invecchiare. In realtà, la foto ritrae sì il cantante all’interno del macchinario, ma solo come testimone dell’acquisto da egli stesso finanziato e destinato ai bambini ustionati del Michael Jackson Burn Center, fondato in seguito all’incidente dello spot Pepsi.

Un’altra voce riferisce che il cantante stia cercando di acquistare lo scheletro di Joseph Merrick, ‘ l’uomo elefante ‘, così chiamato a causa della deformità del suo corpo, e i media gli affibbiano il nomignolo di Wacko Jacko (Jacko lo strambo). E’ l’inizio dell’assalto mediatico che lo segnerà per il resto della vita. In un’ intervista dichiara di essere malato di vitiligine, una malattia che impedisce la produzione di melanina, i media lo accusano invece di voler diventare bianco attraverso la chirurgia plastica. Ancora di chirurgia si parlerà qualche anno più tardi quando il cantante si sottopone ad una serie di interventi che modificano lentamente il suo look, alcuni dicono per assomigliare a Diana Ross, altri a Elizabeth Taylor.