Da leggere ascoltando Kiss, “Plaster Caster “, e Jim Croce “Five Short Minutes”.
Tutto ebbe inizio durante una comunissima e noiosa lezione di arte al college. “Riproducete qualcosa di solido che conservi la sua forma ” fu il monito dell’insegnante: da quel momento la vita di Cynthia Plaster Caster non fu più la stessa.
Cresciuta in un ambiente familiare difficile, con un padre alcolizzato e una madre fortemente bigotta, la giovane Cynthia si nascondeva dietro una grande timidezza, ma in lei scalpitava la ribellione tipicamente adolescenziale che solo il rock’n roll avrebbe potuto esprimere. Erano gli anni ’60, i Beatles e i Rolling Stones fecero il loro ingresso nelle radio e nel cuore delle ragazzine di tutto il mondo, compreso il suo. L’America non fece attendere la sua risposta alla provocazione britannica e così nacquero numerose rock band, destinate a rimanere nella storia della musica per molto, molto tempo.
Cosa c’entra Cynthia in tutto questo? In quanto groupie, c’entra eccome!
Con questo termine, derivante dalla parola “group ”, si designa colei che consacra la sua giovane vita (e le sue virtù) alla causa musicale, dandosi senza remore ai componenti dei gruppi e concedendo loro ogni forma di perversione, pur di allietare gli estenuanti tour in giro per il mondo.
E’ errato paragonare le groupies alla stregua di prostitute, perché quello che le lega ai loro amanti è sincero amore, non solo per le star, ma anche (e soprattutto) per le canzoni. E non è nemmeno sbagliato pensare che senza le groupies la musica di Led Zeppelin, Pink Floyd, The Who, Bob Dylan, forse non sarebbe la stessa.
Cosa c’è di meglio, quindi, che darsi completamente al proprio idolo per combattere l’insicurezza? Cynthia però non era una ‘semplice’ groupie: alla sua passione per i musicisti ne affiancò presto un’altra, decisamente creativa, proprio dal giorno in cui le venne assegnato il fatidico compito di arte.
Fu facile associare a quel “qualcosa di solido” il membro maschile dei rockers con cui andava a letto, così, con fare da Lolita, Cynthia chiese al suo amante dell’epoca di ‘prestarle’ il proprio pene per trarne una scultura: si dà il caso si trattasse di quello del mitico, ineguagliabile Jimi Hendrix.
La prima opera d’arte di Cynthia Plaster Caster fu quindi ispirata dal viril membro del più grande chitarrista di tutti i tempi, che si divertì parecchio a farle da modello, dal momento che, oltre al talento, gli uomini gli invidiavano anche altre abilità..
Per risolvere l’ostacolo della variazione delle dimensioni del pene dei suoi modelli, durante le lunghe sedute di posa, l’artista si affidava ad un materiale particolare, l’alginato, utilizzato dai dentisti per i calchi delle dentature, che ha il pregio di diventare solido in un lasso di tempo molto breve. Non fu difficile trovare delle rock stars che si prestassero a questo stravagante gioco erotico, motivate a lasciare in eredità non solo le loro doti artistiche.
Mentre l’arte conosceva, attraverso la Pop Art, concetti come serigrafia e riproducibilità seriale, diventando più accessibile alla massa, quello di Cynthia divenne ben presto uno stile riconosciuto nell’ambiente, tanto da incoraggiare Frank Zappa a farle da mecenate (ma non a posare per lei) e ad introdurla nella cerchia dell’arte losangelina. Con gli anni il repertorio di Cynthia aumentò notevolmente, tanto da permetterle di esporre in tutto il mondo underground, quello scevro da falso perbenismo e bigottismo. Del resto, erano gli anni della trasgressione, non solo sessuale, ma ideologica e culturale, il periodo perfetto per l’espressione di sé e del proprio mondo interiore, senza giudizi e con un profondo senso dell’umorismo.
Attualmente Cynthia Plaster Caster continua a diffondere la sua arte ed ha allargato i confini producendo i calchi dei seni di dive e starlette, applicando la democratica par condicio dei sessi.
(A.C.)
Curiosità: la stravagante groupie è stata oggetto di diversi omaggi da parte del mondo della musica, in particolare dai Kiss, che le hanno dedicato una canzone (“Plaster Caster “, contenuta nell’album “Love Gun ” del 1977) e dal cantautore Jim Croce, che le dedicò il brano “Five Short Minutes “. In Italia Cynthia è stata menzionata nella canzone di CapaRezza (“La rivoluzione del Sessintutto “, contenuta ne “Le dimensioni del mio caos “). Inoltre, nel 2001 è uscito il documentario basato sulla sua biografia, “Plaster Caster “.
Cynthia Plaster Caster e Pamela Des Barres: