Il debutto di Marlon Brando avviene, appena ventenne, sul palcoscenico di ‘I remember mama ‘, una commedia teatrale, ma è con la partecipazione in ‘A flag is born‘ del 1946 che si fa veramente notare, tanto da riuscire a soffiare il ruolo di Stanley Kowalski nella versione teatrale di ‘Un tram che si chiama Desiderio ‘ ad attori allora più gettonati come Burt Lancaster.
Grazie allo stesso ruolo, questa volta interpretato nella versione cinematografica dell’opera, Brando ottiene la sua prima nomination agli Oscar. La prima pellicola che lo vede protagonista assoluto è però ‘Il selvaggio ‘, che lo trasforma subito nell’icona hollywoodiana del giovane ‘ribelle’, mentre la prima statuetta come miglior attore protagonista arriva nel 1955, grazie al personaggio di Terry Malloy in ‘Fronte del porto ‘ di Elia Kazan, al fianco di Eva Marie Saint.
Da questo momento in poi la carriera di Marlon Brando sarà segnata da grandi successi ed altrettanti flop, fino alla consacrazione finale negli anni ’70 con i ruoli di Don Vito Corleone in ‘Il Padrino ‘ di Francis Ford Coppola e del vedovo Paul nel censuratissimo ‘Ultimo tango a Parigi ‘ di Bernardo Bertolucci, con Maria Schneider. In Italia la pellicola fu giudicata talmente scandalosa che tutte le sue copie furono condannate alla distruzione da una sentenza della Cassazione del 1976, alcune copie del film furono però salvate di nascosto.
Come la sua carriera cinematografica, anche la personalità di Marlon Brando fu sempre altalenante, in bilico tra profonde introspezioni ed accessi di collera. Un carattere difficile, il suo, che lo portò a vivere una vita di contraddizioni, con tre matrimoni, 12 figli (tra naturali e adottivi) ed una serie infinita di relazioni.
Alla fine degli anni ’70 l’attore appare visibilmente ingrassato e provato dalle vicende personali; per interpretare il colonnello Kurtz in ‘Apocalypse Now ‘ di Coppola pretende che le scene che lo riguardano siano girate in penombra al fine di celare la crescente obesità. Dopo questa interpretazione l’attore accetterà di girare solo dei cameo, come quello di Jor-El nel ‘Superman ‘ di Richard Donner. A seguito di diverse tragedie familiari, come il suicidio della figlia Cheyenne nel 1995, si ritira sempre più dalle scene pubbliche. Ormai costretto alla sedie a rotelle dall’eccessivo peso, muore nel 2004 ad 80 anni per una crisi respiratoria.