A Giò Stajano, nome d’arte di Maria Gioacchina Stajano Starace Briganti di Panico, si deve il primato di esser stata la prima transessuale d’Italia. Nata Gioacchino Stajano Starace, in un paesino della provincia di Lecce nel 1931, era nipote del gerarca fascista Achille Starace. Visse quindi la sua prima infanzia in un ambiente impregnato di ideali che poggiavano sulla forza fisica e la virilità come tratto tipico del maschio fascista. Il Duce in persona, tenendolo in braccio durante una cerimonia, lo espose al pubblico adunato a Villa Borghese declamandolo «un giovane figlio della maschia gioventù italica»… i successivi anni della sua vita dimostrano tuttavia che Stajano non avrebbe conservato quei tratti tipici di cui Mussolini andava tanto fiero!
Trasferitosi prima a Firenze e poi a Roma, dove ha frequentato la facoltà di Architettura, nella città eterna Giò ha potuto dare sfogo alla sua omosessualità attraverso l’attività di giornalista e scrittore: i suoi libri-scandalo, che raccontavano le scorribande e la vita notturna dell’alta società romana a cavallo fra gli anni ’50 e ’60, hanno anticipato tematiche proprie di film storici come “La dolce vita” di Fellini. A questo proposito si dice che sia stata proprio una sua foto ad ispirare al grande regista la famosa scena nella fontana di Trevi: nello scatto, la Stajano (qui ancora uomo) si bagna nelle acque della Barcaccia di Piazza di Spagna assieme a due amiche. Proprio nel celebre film ebbe una piccola parte che, a causa di diverbi col regista, fu tagliata per poi ricomparire in edizioni successive. Ha recitato inoltre per Steno, Risi e Freda.

Secondo alcuni, fu questa fotografia di Giò Stajano ad ispirare la celeberrima scena de ‘La dolce vita’ interpretata da Mastroianni e la Ekberg.
Nei suoi romanzi, d’ispirazione autobiografica, la tematica principale è l’omosessualità, manifesta e latente, all’interno di quello che oggi definiremmo lo star system della capitale, come nel presunto caso dell’ex re d’Italia Umberto II, chiamato nel libro “Roma capovolta ” con il nome di Umbertina. Del resto, poche persone potevano descrivere meglio di Giò luci ed ombre di quel periodo e di quella società patinata di cui era uno dei più chiacchierati esponenti. Ovviamente, i suoi romanzi venivano puntualmente censurati, ma questo non faceva che aumentare la sua fama e la curiosità intorno al suo mondo.
Nel 1983 Stajano diventò ufficialmente Maria Gioacchina sottoponendosi a Casablanca all’operazione di riattribuzione chirurgica del sesso, ma già alla fine degli anni ’70 l’interesse dell’opinione pubblica nei suoi confronti cominciò a scemare anche a causa di una mentalità sempre più libera e meno oppressiva circa le scelte sessuali, per cui le sue comparizioni pubbliche, benché pittoresche, non suscitavano più lo stesso clamore degli anni precedenti.
Nell’ultimo periodo della sua vita, Giò intraprese una ricerca interiore che la riavvicinò alla religione cattolica, diventando, pur con comprensibili difficoltà, una ‘suora laica’ presso le monache di Betania del Sacro Cuore. In questo periodo risalgono le ultime apparizioni televisive. Giò si è spenta nel 2011 all’età di 79 anni.
(A.C.)
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