Sui libri di storia è scritto che la seconda guerra mondiale insanguinò il mondo dal 1939 al 1945, ma Hiroo Onoda, cittadino giapponese ed ufficiale dell’intelligence militare, è diventato famoso per averla combattuta per quasi 30 anni. Il motivo? Semplicemente non sapeva che la guerra fosse finita.

Hiroo Onoda
Chiamato ad arruolarsi a venti anni nelle esercito giapponese; durante il corso di addestramento fu inviato all’accademia militare di Nakano, la celebre Futamata Bunko fucina dei temibili ‘guerrieri ombra di Nakano‘, per essere istruito sulle tecniche di spionaggio e specializzarsi in quelle di guerriglia. Nel 1944, poco prima della fine del conflitto, Onoda fu inviato in missione sull’isola di Lubang nelle Filippine, con l’obiettivo di unirsi al manipolo di soldati già stanziati e sabotare le manovre nemiche, distruggendo i moli e la pista d’atterraggio. Gli ordini che ricevette erano chiari: “..le è assolutamente proibito arrendersi e morire per mano propria (pratica molto diffusa tra i soldati giapponesi, al fine di non farsi disonorare da una cattura nemica). Potrebbe volerci molto tempo, ma torneremo indietro a riprenderla. Nel frattempo, fino a che ci sarà anche un sol uomo rimasto, lei dovrà guidarlo per completare la missione. Per nessun motivo dovrà togliersi la vita.” Gli ufficiali già presenti sull’isola, però, non collaborarono, e la missione non andò a buon fine: in poco tempo la maggior parte dei soldati furono uccisi e i pochi rimasti decisero di arrendersi. Tutti, tranne Onoda e tre suoi commilitoni, che da quel momento cominciarono a nascondersi, tra le montagne e nella giungla tropicale. Ci furono ripetuti tentativi di contatto, portati avanti dalle autorità anche tramite distribuzione aerea di volantini e fotografie sulla giungla, ma tutti furono interpretati dai guerriglieri come manovre tese alla loro cattura. Rimasti in tre per la resa di un compagno, i soldati continuarono la loro missione con atti di guerriglia e schermaglie con la polizia locale, che uccise due di loro. Nel 1972, Onoda rimase solo.
Nel febbraio del 1974 fu ritrovato da un giovane studente, Norio Suzuki, che aveva lasciato l’università per girare il mondo e ‘..trovare il luogotenente Onoda, un panda e l’abominevole uomo delle nevi ‘, in quest’ordine. I due fecero amicizia, ma per Onoda non era ancora abbastanza, alla domanda sul perchè si rifiutasse di tornare, rispose che ‘attendeva ordini dai suoi superiori ‘. Tornato in patria con una fotografia che lo ritraeva in compagnia del soldato, Suzuki informò il governo giapponese, il quale rintracciò l’ufficiale in comando ai tempi della missione nell’isola di Lubang, il maggiore Yoshimi Taniguchi, che nel frattempo faceva il libraio. Il 9 marzo 1974 Taniguchi volò nelle Filippine con nuovi ordini per il reduce: “..cessare immediatamente tutte le attività e le operazioni e mettersi sotto il comando del più vicino ufficiale superiore’. Onoda consegnò al suo superiore tutte le armi ancora in suo possesso, compresa la spada corta che nel ’44 gli aveva donato sua madre, per togliersi la vita in caso di cattura. Taniguchi aveva mantenuto la sua promessa e, trenta anni dopo, era tornato a prenderlo.

Onoda esce per la prima volta allo scoperto, dopo trent’anni di guerriglia, per incontrare il suo superiore e ricevere nuovi ordini: la missione è finita.
Il ritorno in patria di Onoda fu trionfale, per i media era l’incarnazione dello spirito di sacrificio per la patria; ma abituarsi ad un paese ormai così cambiato fu per lui un problema, ed il soldato decise di trasferirsi in Brasile. Il governo giapponese gli offrì una grossa ricompensa che dapprima rifiutò e che poi, su insistenza di amici fidati, accettò per fondare una scuola elementare, la Shizen Juku Onoda.
Nel 1996 Onoda tornò a Lubang, dove donò una grossa somma ad una scuola elementare, pregando per le vittime delle sue azioni belliche. E’ morto a 91 anni nel gennaio del 2014 per complicazioni cardiache.
Curiosità:
– Il suo libro autobiografico ‘ Nessuna resa: i miei trenta anni di guerra ‘ divenne un bestseller negli anni ’80 / ’90 ed è ancora oggi considerato un libro cult
– Onoda non è stato l’unico soldato ad essere stato ‘recuperato’ anni dopo la fine della seconda guerra mondiale: l’ultimo ritrovamento (non confermato dalle autorità giapponesi) risale al maggio del 2005, ben 60 anni dopo la fine delle ostilità
– Le vicende di Hiroo Onoda hanno ispirato una puntata del celebre anime Lupin III, l’episodio ‘I diamanti della Croce del Sud ‘

No surrender, l’autobiografia di Onoda
– Il tema dei ‘soldati fantasma giapponesi’ (zan-ryū Nippon hei, ‘ soldati giapponesi lasciati indietro ‘) ha affascinato gli autori cinematografici tanto che, in diverse pellicole, sono stati inseriti personaggi ispirati a Hiroo Onoda
– Il nome Hiroo, ricorda molto il termine inglese ‘hero ‘, eroe
– Sulle sue esperienze militari sono stati realizzati diversi documentari e cortometraggi
– Le onoreficenze accordate ad Onoda sollevarono numerose proteste in Giappone e nelle Filippine, dove uccise diversi civili: in molti avrebbero preferito vederlo processato come criminale di guerra.
(M.G)