Lupin III e la sigla ‘indecente’

È davvero impossibile non conoscere il simpatico ladro dalle esili gambe storte e la sua banda. Lupin III rimane una certezza per almeno tre generazioni di bambini – e non solo-, diventando un prodotto cult nel senso più autentico del termine.

lupin-III-cult-stories Jigen, Lupin, Fujiko e Goemon giacca verde’

Jigen, Lupin, Fujiko e Goemon nella ‘serie della giacca verde’.

Per i pochi che non lo conoscessero, questo fortunato cartone animato, tratto dal manga del 1967 di Monkey Punch (pseudonimo di Kazuhiko Kato) narra le vicende di Lupin III, diretto discendente del ladro gentiluomo Arsène Lupin, protagonista dei romanzi di Maurice LeBlanc, dal quale, oltre al nome (nella versione italiana il protagonista ci tiene a presentarsi come ‘Arsenico detto Lupin ’), eredita anche il ‘mestiere’. Egli infatti gira per il mondo con lo scopo di impossessarsi di gioielli preziosi, escogitando per ogni occasione i più intricati e mirabolanti furti, con tanto di travestimenti ed ingegnosi marchingegni. Agisce assieme ai suoi fedeli amici Daisuke Jigen e Goemon Ishikawa, rispettivamente il pistolero dalla barba nera, lo sguardo celato dal cappello e l’immancabile sigaretta storta, e il samurai shintoista coperto del suo kimono grigio e dalla katana più affilata del mondo. A chiudere il cerchio il personaggio femminile, la procace Fujiko Mine, bellissima doppiogiochista che approfitta del suo ascendente sul protagonista per ottenere facilmente gioielli e soldi. Infine, a coprire il ruolo dell’antagonista l’ispettore Koichi Zenigata, chiamato affettuosamente ‘Zazzà ’ dallo stesso Lupin, la cui unica ragione di vita sembra essere quella di acciuffare il ladro una volta per tutte.

Lupin cover cavalieri del re

La copertina della sigla incisa da I Cavalieri del Re

Come ogni prodotto di culto che si rispetti, Lupin III ha fatto tendenza ed introdotto un genere di cartoon giapponesi fino ad allora sconosciuto in Italia. Le stesse sigle italiane sono di per sé delle vere e proprie chicche: ‘L’incorreggibile Lupin ’, interpretata da Enzo Draghi, è diventata forse più famosa dello stesso anime. A precederla la sigla, intitolata semplicemente ‘Lupin ’, ricordata soprattutto per il celeberrimo intro con la fisarmonica e cantata da Irene Vioni. Si dà il caso che questo brano sia stato scelto dopo aver scartato quello interpretato da I Cavalieri del Re, una band che ha fatto la storia delle sigle dei cartoni animati. La stessa cover del singolo (a sinistra) non lascia dubbi sul fatto che l’anime fosse, nella versione originale, destinato ad un pubblico di soli adulti, ma il coro di voci infantili ci riporta nella realtà tutta italiana delle censure, per renderlo un prodotto per bambini.

Di seguito il video del brano interpretato dai Cavalieri del re

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Il vinile di ‘Planet O’ interpretato da Daisy Daze and the Bumble Bees

La vera e propria chicca però è rappresentata dalla prima sigla, quella della serie della ‘giacca verde’ (nel corso delle serie il colore delle giacche di Lupin cambia, sebbene venga più spesso ricordato con la giacca rossa). Cantata in inglese, si intitola ‘Planet O ’ ed è interpretata da Daisy Daze and the Bumble Bees. Il testo della canzone non ha nulla a che vedere con le avventure di Lupin e soci: racconta di un gruppo di pirati provenienti dal fantomatico Pianeta O, il cui passatempo sembra siano le pratiche sadomaso. Nel testo della canzone la voce femminile allude ad una sorta di iniziazione (‘I’m just a baby ‘; sono solo una bambina, nel senso di inesperta), ma la riluttanza dei primi versi lascia spazio, dopo aver provato le gioie di queste pratiche, all’entusiasmo di andare sul Pianeta O, vocale che sta per ‘orgasm‘, oltre al fatto che presenta un’assonanza col romanzo erotico ‘Histoire d’O’, famoso negli anni ’50 per le  descrizioni esplicite di esperienze sessuali estreme.

Di seguito il testo della canzone:

We are pirates from the planet O,
we’ll enslave you, we will break your soul,
we will chain you, make you fall and bow,
we’ll defile you, satisfy you.

Please don’t touch me, don’t come near me.
We will rock you, we will shock you.
Please don’t touch me, don’t come near me.
Please don’t touch me, do you hear me?
I’m a lady, just a baby.
What’s a lady? What’s a baby?
Call me lazy, call me crazy,
I don’t want to go to planet O.

No, no, no, no, don’t touch me.
No, no, no, don’t come near me.
We’ll surprise, scandalize you.
We’ll surprise, vandalize you.
Mercy, mercy, help me, help me.
Call my mama, call the U.S.O.

Planet O, planet O.
Planet O, planet O.

We will break you, desecrate your soul.
We will shake you, overtake you.
Please don’t touch me, touch me, touch me.
Don’t come near me, near me, near me.

Hypnotize you, neutralize you.
Crazed it made me, serenade me,
wake me, take me to the planet O.

We are pirates from the planet O,
we have come to capture you,
please come peacefully.

We will tie you, sacrifice you.
Tie me, tie me, halleluja.
Catch me, take me to the planet O.

Sicuramente il brano è poco attinente con la trama; Lupin e soci non sono certo pirati e non vivono nel Pianeta O. E lo sarebbe ancora meno se la censura italiana non avesse modificato, se non addirittura stravolto, le scene più spinte del cartoon, poiché è risaputo che sia il manga che l’anime pullulano di immagini audaci, facilmente reperibili su internet. Ne è un esempio un aneddoto rintracciabile nel nome di Fujiko Mine: “Mine” infatti, significherebbe “picco della montagna” in riferimento ai due grossi seni della donna, e “Fujiko” potrebbe essere tradotto in “cime gemelle”. Va specificato tuttavia, che gli ideogrammi giapponesi hanno significati diversi, sia presi singolarmente, che inseriti in una parola composta. Fujiko letteralmente significa ‘figlia del glicine’, ma contiene al suo interno gli ideogrammi di ‘gemello’, così, insieme al cognome (‘picco ‘) suggerisce l’idea di ‘picchi gemelli del monte Fuji’, ovvero ‘tettona giapponese ‘.

Una vicenda, quella di Planet O, che ha il sapore del controsenso: un cartone animato trasmesso in fascia protetta, sebbene minuziosamente censurato, era introdotto da una sigla quantomeno contraddittoria… però in inglese, e per questo nessuno, forse, se n’è mai accorto.

(A.C.)

Video: la sigla cult di apertura di Lupin III, Planet O, le cover degli album ed alcune immagini tratte dal manga originale:

scritto da:

Annachiara Chezzi

Laureata in Scienze della Comunicazione e specializzata in Gestione delle Attività Turistiche e Culturali, è creatrice ed articolista di Cult Stories. La sua innata curiosità la spinge a non accontentarsi di nuotare in superficie e a voler approfondire gli argomenti che tratta.

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