A volte ha le sembianze di una bellissima dea, altre di un valoroso guerriero: la luna è una delle protagoniste indiscusse di fiabe e leggende antiche e moderne. Il suo pallido bagliore e la danza che, nell’arco di un mese, le conferisce forme diverse, hanno ispirato i sognatori di tutto il mondo fin dall’alba dei tempi.
Per effetto della pareidolia, ossia quell’illusione ottica per cui, su una superficie o su un oggetto dalle forme indefinite, si crede di intravedere una figura nitida (un esempio tipico è relativo alle immagini che vediamo sulle nuvole), la luna ha suggerito una bellissima leggenda indiana di origini buddiste (la Śaśajâtaka), che col tempo si è diffusa in tutto l’Oriente, cambiando alcuni connotati, ma conservando la stessa sinossi. In quest’angolo di mondo, nelle notti di pleniluvio, è infatti possibile intravedere sulla superficie del nostro satellite la figura di un coniglio seduto sulle zampe posteriori di fronte ad un ipotetico pestello da cucina. Secondo l’immaginario mitologico asiatico, in particolare quello cinese, si tratta del coniglio di giada (o coniglio d’oro), compagno della dea Chang’e, intento a produrre l’elisir di lunga vita.
La fiaba di cui l’animale è protagonista narra le vicende di un pellegrino che, giunto in una foresta e distrutto dalla fame e dalla stanchezza, fu soccorso da una scimmia, una volpe ed un coniglio, ognuno dei quali sfruttò le proprie abilità per cercare qualcosa con cui sfamare il povero viandante. Così la scimmia, potendosi arrampicare sugli alberi, raccolse della frutta; la volpe, grazie alla sua velocità, catturò un uccello; infine il coniglio non riuscì da offrire null’altro che erba. Allora decise di donare al pellegrino le proprie carni: fu così che si gettò nel fuoco, pur di sfamare l’uomo.
Commosso dall’estremo gesto, il viandante mostrò le sue fattezze reali, tornando ad essere la Dea della luna, in cammino sulla Terra per studiare da vicino le abitudini e le usanze degli esseri umani. Decise allora di portare con sé il corpicino esanime del coniglio, per restituirgli la vita e fare di lui il suo fedele compagno. La sua immagine sarebbe stata impressa sulla stessa superficie lunare, per ricordare a chiunque la guardasse durante le notti di luna piena, il coraggio e l’altruismo di un animale la cui più grande abilità non era nella forza o la destrezza, ma in un grande e nobile cuore.
Ogni anno, nel periodo autunnale, in Cina si celebra la Festa della Luna, durante la quale si omaggia questa antica leggenda.
Curiosità:
– data la sua importanza nell’immaginario infantile nipponico, il coniglio lunare viene citato in molti anime e manga: per dirne alcuni, nella prima serie di Dragon Ball, il piccolo Goku deve affrontare un nemico dalle fattezze di un coniglio antropomorfo, per poi spedirlo proprio sulla luna; ne I Cavalieri dello Zodiaco, durante la guerra contro i Cavalieri d’Oro, viene citata la leggenda del coniglio per paragonarlo ad Andromeda, che dimostra il suo stesso coraggio e senso del sacrificio; infine, la citazione più esplicita è da rintracciarsi nel manga di Sailor Moon, la cui protagonista, guerriera della luna, si chiama Usagi (‘coniglio’ in giapponese), tradotta in Italia con Bunny, per conservare il riferimento. Inoltre, la pronuncia di ‘Usagi Tsukino ’ (nome e cognome della ragazza), sebbene scritta in maniera diversa, in giapponese è identica a quella di ‘coniglio lunare’.
– Poco prima dello storico allunaggio dell’Apollo 11, durante una conversazione fra l’equipaggio e la base statunitense di Houston, è stato scherzosamente suggerito agli astronauti che il satellite era probabilmente abitato dalla dea Chang’e e dal suo coniglio, così uno di loro rispose alla provocazione con : “Okay, we’ll keep a close eye for the bunny girl ” (“Ok, terremo gli occhi aperti per la coniglietta ” ).
(A.C.)
Raccolta di pareidolie: