Quella dannata notte al Viper Room

da leggere ascoltando: Red Hot Chili Peppers, ‘Under The Bridge’.

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Ha tutte le caratteristiche della sceneggiatura di un film hollywoodiano, con tanto di cast stellare e trama avvincente, ma questo racconto è, per rimanere col gergo cinematografico, ‘tratto da una storia vera’ fra le più tristi e misteriose. Il cast è arricchito da personaggi come Johnny Depp, Flea e John Frusciante dei Red Hot Chilli Peppers e Joaquin Phoenix, giusto per citarne alcuni. Il luogo è il Viper Room, uno dei più noti locali di live music di Los Angeles, in parte di proprietà dello stesso Depp, nel quale le stelle del cinema e della musica degli anni ’90 mischiano i loro mondi sopra e sotto il palco. I fatti si svolgono il 31 ottobre, la notte di Halloween, scenario tipico dei racconti del terrore, ma, come abbiamo già detto, la fantasia qui non c’entra.

Protagonista suo malgrado di questa cultstory noir è River Phoenix, enfant prodige dello star system americano di fine anni ’80. Viso angelico e sguardo tormentato, fin da giovanissimo calca i set di importanti produzioni (da Stephen Spielberg a Sidney Lumet fino a Gus Van Sant), facendosi valere al punto da essere candidato, a soli 19 anni, agli Oscar come miglior attore non protagonista per il film Vivere in fuga. La sua folgorante carriera e la vita privata ne fanno l’ambigua icona della sua generazione, adorato ed emulato da milioni di adolescenti americani ed europei.

Bisessuale, alcolizzato e dedito ad una vita di eccessi chimici, Phoenix era anche un convinto attivista per i diritti degli animali (abbracciò in tempi non sospetti il veganismo con l’intera famiglia) e soprattutto un grande amante della musica, nella quale ha militato con convinzione e passione. In quell’ormai famosa sera di Halloween si sarebbe dovuto infatti esibire sul palco del Viper Room con i suoi fraterni amici RHCP. Prima di recarsi al locale però, lui, il fratello Joaquin e la sorella Rain, la fidanzata ed altri amici inaugurarono la serata in una stanza di hotel con fiumi di alcool, cocaina e hashish. Nulla di inusuale, se non nel suo comportamento. Lo stesso Joaquin, anni dopo, ha confessato che River quella sera era eccessivamente su di giri, per non contare della metamorfosi estetica che proprio in quei giorni il ragazzo aveva praticato: capelli cortissimi e neri avevano preso il posto della sua famosa chioma bionda; trascuratezza nell’abbigliamento e atteggiamento strafottente lo resero irriconoscibile agli occhi degli amici. Col senno di poi, si potrebbe forse ipotizzare che tutti questi cambiamenti fossero dovuti al forte disagio di non essere mai riuscito, dal punto di vista lavorativo, a togliersi di dosso il personaggio di angelo bello e dannato, che gli aveva precluso la possibilità di ruoli più avvincenti.

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Una volta al Viper Room, l’attore continuò a far uso di cristal meth, mischiato al valium datogli da Frusciante, vagamente allarmato dalle condizioni dell’amico. Nel frattempo Flea e Depp si esibivano sul palco del locale, di fronte a Di Caprio e agli altri ospiti. La situazione di River precipitò nel giro di poco tempo, nel quale si sono susseguite ben cinque crisi epilettiche. Benché consci del crescente pericolo, i presenti non chiamarono l’ambulanza per evitare l’incursione della polizia: gli fu fatta una frettolosa respirazione bocca a bocca dalla sorella, quando ormai il ragazzo era steso sul pavimento in preda alle convulsioni. Fu finalmente Joaquin a sbloccare quei momenti di inerzia chiamando il pronto soccorso, ma era così sconvolto che non riusciva ad accertarsi delle reali condizioni del fratello. L’ambulanza arrivò troppo tardi al Viper Room: River morì di overdose all’ 1:50 di notte, circondato dalla calca di amici, curiosi e paparazzi, senza la possibilità di esibirsi un’ultima volta. Fu accompagnato da Flea durante il tragitto in ospedale, ma anche l’inserimento di un pacemaker si rivelò del tutto inutile. Aveva solo 23 anni, e probabilmente un’eccezionale carriera davanti a sé. Ma queste sono solo ipotesi: ciò che è certo è che River ha vissuto i suoi pochi anni intensamente, dando forma alle sue passioni ed eccellendo in tutto ciò che faceva, consacrandosi all’immortalità.

(A.C.)

Curiosità:

  • L’eredità di River Phoenix è stata raccolta non dal fratello Joaquin, anch’egli attore, ma dall’amico Leonardo Di Caprio, al quale sono stati assegnati importanti ruoli come quello di Arthur Rimbaud in Poeti dall’inferno, di Jim Carroll in Ritorno dal nulla e soprattutto di Jack Dawson in Titanic, in principio proposti a Phoenix. Il regista James Cameron infatti dichiarò che, quando il film era ancora in fase embrionale, pensò immediatamente a lui per il ruolo di protagonista, ma la pellicola fu girata solo nel 1997, consacrando Di Caprio nell’olimpo di Hollywood. Viene spontaneo chiedersi che ne sarebbe stato dell’attore se River non fosse morto in quella triste circostanza.
  • La prematura dipartita impedì al giovane di vestire i panni di Eric Draven ne Il Corvo, il famoso film del 1994 di Alex Proyas, tristemente ricordato anche per il drammatico incidente in cui perse la vita Brandon Lee.
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    River e il fratello Joaquin.

    Figlio di due hippies conosciutisi in seguito ad un autostop, River aveva quattro fratelli (Rain, Liberty, Joaquin e Summer), entrati tutti nell’industria cinematografica statunitense. Il più famoso è sicuramente Joaquin, detto ‘Leaf ’, diventato famoso col ruolo di Commodo ne Il Gladiatore (per cui ricevette una candidatura agli Oscar).

  • River Phoenix compare nel video ‘Breaking the girl’ degli amici Red Hot Chili Peppers (1991), al fianco di un insolito Anthony Kiedis, truccato come la principessa Leila di Star Wars.
scritto da:

Annachiara Chezzi

Laureata in Scienze della Comunicazione e specializzata in Gestione delle Attività Turistiche e Culturali, è creatrice ed articolista di Cult Stories. La sua innata curiosità la spinge a non accontentarsi di nuotare in superficie e a voler approfondire gli argomenti che tratta.

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