A legare indissolubilmente Tim e Jeff Buckley, padre e figlio, non è stato unicamente un legame di sangue. Le biografie di entrambi sono ormai note: il diciannovenne Tim, il cui più grande sogno era affermarsi nel panorama folk americano, abbandonò la moglie incinta per raggiungere New York e tentare la fortuna. Il piccolo Jeff non conobbe mai il padre, pur incontrandolo accidentalmente in qualche sporadica occasione.
Quello che li legò fu appunto la musica: sebbene Tim non ebbe un riscontro particolarmente fortunato dal punto di vista commerciale (fatto che gli procurò una forte depressione e il conseguente abuso di droghe e alcool), è considerato dalla critica come uno dei più geniali ed innovativi cantautori della storia del rock; Jeff invece, ebbe maggiore considerazione da parte del pubblico della scena indie rock, ma il suo sogno (e la sua vita) fu infranto dall’ormai arcinoto, drammatico incidente.
Di fatto, ciò che li lega è anche una morte tragica e non priva di misteri, come vuole una delle tradizioni indissolubili del rock, che consacra le sue “vittime” al mito. Dopo alcuni album all’attivo (gli ultimi dei quali considerati deludenti) Tim muore di overdose da eroina a soli 28 anni. Per Jeff invece, reduce dal successo del suo unico album “Grace” e in procinto di registrarne il seguito, la morte avviene all’età di 31 anni, conseguentemente all’annegamento nel Mississippi.
I destini dei due si incrociano nel 1975, qualche tempo prima della morte di Tim. E’ una mite serata di primavera ed il piccolo Jeff è al Golden Bear, noto locale californiano di musica dal vivo, e sta per ammirare un concerto che probabilmente segnerà la sua esistenza: ad esibirsi è un affascinante signore, il viso dolce e malinconico, ed una voce struggente accompagnata da una melodia tra il folk ed il jazz. Jeff è in prima fila, gli occhi sgranati e il cuore gonfio di emozioni indefinibili: lui non lo sa, ma quello è il suo papà. Non lo sa, ma di fatto quella sera ha stretto un legame con quell’uomo, che ha travalicato i confini parentali per assumere contorni artistici.
Un legame culminato con la sua esibizione al memoriale del padre, durante la quale ha intonato “I never asked to be your mountain ”, canzone che Tim, anni prima, dedicò proprio a lui.
(A.C.)
Tim Buckley – I never asked to be your mountain:
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