Pixar, Troisi, La Luna e l’arte di fare poesia

Cosa accomuna la più famosa casa di produzione di filmati di animazione, l’attore napoletano più conosciuto al mondo dopo Totò ed il bianco satellite?

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La poesia. Sì perchè è pura poesia quella che Disney-Pixar ha saputo regalare in appena sette minuti di video. Nato nel 2011 come anticipazione del film “The Brave- Ribelle ”, è  un racconto delicato nelle immagini e potente nei contenuti, che già dal titolo (La Luna, in originale) allude alla sua genesi italiana. Il cortometraggio è infatti diretto, scritto e sceneggiato dal genovese Enrico Casarosa e racconta la storia di un padre, un nonno e l’iniziazione di un bambino al misterioso lavoro di famiglia. I tre personaggi si trovano su una barchetta in attesa che un evento, abituale per i due adulti, ma sicuramente fantastico per il piccolo, si manifesti sotto i loro occhi. E così dal mare profondo sorge un’enorme luna in grado di illuminare non soltanto tutto ciò che vi è intorno, ma anche gli occhi (e il cuore) dello spettatore. Il lavoro dei tre consiste nel “ripulire” il satellite, parzialmente o interamente, a seconda delle fasi lunari, da ciò che lo ricopre, ossia migliaia di stelle luminose.

The-Three-Characters-in-La-Luna-Short-Film-by-Pixar-Animation-StudiosLa storia ruota intorno ad una scelta difficile che il piccolo dovrà affrontare: quale dei due discordanti punti di vista, impersonati dai parenti, adottare per portare a termine il lavoro di “pulisci-luna ”. Ma il bambino sceglie di dar retta al proprio intuito, scoprendo così una strada alternativa rispetto a quelle del padre e del nonno.

Tra le influenze che hanno permesso la realizzazione del corto, il regista menziona autori del calibro di Miyazaki e Cavandoli per l’animazione e Calvino e Saint-Exupèry per la trama. Ed è qui che entra in gioco Massimo Troisi: a John Lasseter, direttore creativo degli studios di Emeryville, infatti, è piaciuto così tanto il sapore italiano della storia proposta da Casarosa, da spingerlo a documentarsi approfonditamente sul cinema nostrano. In particolare ciò che ha affascinato Lasseter è stata la gestualità e la lingua dei personaggi, un ‘ gramelot ‘ burbero e scorbutico, ma comprensibile appieno, grazie appunto all’arte tutta italiana di accompagnare le parole con gesti unici. «Abbiamo guardato parecchi film con Massimo Troisi per portare un po’ di quel gesticolare napoletano ai nostri personaggi», spiega il regista, mostrando come le movenze di padre e nonno ricalchino quelle del celebre attore napoletano. Ma i riferimenti non finiscono qui, ci sono il mare della Liguria e ‘ La Strada ‘ di Fellini, «Gli occhi della Masina sono stati la principale fonte d’ispirazione per lo sguardo del nostro bambino. Il secondo nome di mia figlia è Giulietta»

La Strada

Giulietta Masina in “La strada”, diretto dal marito Fellini (1954)

È una lezione di vita, quella che Casarosa, fortemente influenzato dalle vicende personali che hanno scandito la sua gioventù, dedica ai giovanissimi: a volte solo il cuore può dire qual è la strada giusta da seguire per essere felici e realizzati.

(A.C. e M.G.)

La Luna, di Casarosa

 

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